panchina MICHELE PIERRI - AURELIA LEONE
(VIA ROMA)

L'ARTISTA

AURELIA LEONE

Scultrice della terracotta, pittrice, illustratrice. Ha affinato le sue tecniche illustrative all’Accademia di Belle Arti di Bari.


Illustrazioni del libro “Un vuoto nella pancia”, candidato premio “Strega Kids 2019”; Illustrazioni progetto “INCLASSE” promosso da CARE, MIUR, AGIA; Vincitrice del simposio di scultura “Fiori di Pietra” anno 2019, con il progetto “Anime di terracotta”; Vincitrice del Bando per la realizzazione
dell’annullo filatelico “speciale 32° Concorso Nazionale del Fischietto in Terracotta, Rutigliano in collaborazione con Poste Italiane. Illustratrice per il progetto “Trasformiamo la PAURA” di DOCUS ,campagna di crowdfunding attivata sulla piattaforma produzionidalbasso. Aurelia Leone ha lavorato sul progetto “Arte Sospesa” azione di decorazione urbana post emergenza covid 19.

La sua produzione artistica prende forma nel laboratorio artistico Magazzino Artigianato Pugliese a Rutigliano , in via Porta Nuova 28.


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https://www.facebook.com/lamaga.dellespezie

RIFERIMENTI LETTERARI

MICHELE PIERRI

Nato a Napoli il 21 maggio 1899 per l’influenza paterna approfondisce Schopenhauer quindi si appassiona a Nietzsche. La religiosità materna e la frequentazione di Giuseppe Moscati, gli danno una forte impronta cristiana, che sarà una costante della sua poesia. La frequentazione del De Lorenzo lo impegna nello studio del buddhismo. Ufficiale d’artiglieria nelle fasi conclusive della “grande Guerra”, laureandosi in medicina (nel 1923) va in Francia, dove ha esperienze anarchiche e lavora come operaio meccanico. Ma presto s’imbarca come medico di bordo, e raggiunge l’America latina, con l’intenzione di assimilare le esperienze degli scrittori americani dell’Ottocento. Tornato a Napoli, nel 1926, opera come medico universitario. Sposa Aminta Baffi, figlia di Egidio, appassionato storico municipale tarantino, e si traferisce a Taranto, dove trascorrerà il resto della sua esistenza, esercitando con abnegazione e spirito di carità, ed inoltre con grande capacità, la professione di medico chirurgo (fu tra i primi in Italia ad operare a cuore aperto). I suoi studi di carattere sociale ed economico – intesi a coniugare marxismo e vangelo – corroborarono il
contrasto col fascismo. Per alcune sue pagine politiche, e per la sua attività antifascista, finisce in carcere a Bari nel 1934. In questo periodo si conclude la sua conversione alla fede cattolica. Nel 1936 va medico volontario in guerra d’Africa. Dopo la liberazione è tra i fondatori del Partito cristiano sociale. La sua attività politica si ferma qui. Entra da questo momento in un colloquio con la poesia che lo isola; ha volontariamente pochissime frequentazioni: Spagnoletti, Girolamo Comi, Oreste Macrì. È poi tra i fondatori dell’Accademia salentina de L’Albero. Per il Premio Taranto (svoltosi tra il 1948 e il 1952) Pierri entra in contatto con Ungaretti, Falqui, Manzini, Bo, Gadda, Pasolini, Brignetti, Caproni, Savinio ed altri grandi protagonisti della vita culturale italiana. Importante sarà la sua amicizia con Ungaretti.


Nel 1948 partecipa al Premio St.Vincent e riceve una segnalazione che lo pone all’attenzione nazionale. Pubblica le sue prime raccolte di poesia. Collabora a vari periodici letterari ma in particolare collabora a L’Albero. Il suo isolamento, mitigato solo dalla intensa ed affettuosa corrispondenza con il fraterno amico Carlo Betocchi, ed altri pochi scrittori e poeti (Caproni, Comi, Fallacara, Macrà, Ulivi, Valli, Spagnoletti), non verrà mai scalfito.
Nel 1980 scompare la moglie Aminta, dopo più d’un decennio di malattia. Pierri intensifica il suo colloquio con Dio traducendolo in una corposissima produzione poetica, per la maggior parte ancora inedita. Più per l’altrui insistenza vengono pubblicati Ritratto di donna, Manduria, 1982; Il Silenzio..la parola e il segno, Taranto, 1982; Passare il ponte da sola, Taranto, 1984.


Nel 1983 frequenti contatti telefonici ed epistolari con la poetessa milanese Alda Merini, portatrice di una dolorosissima esperienza di vita, precedono un incontro tra i due (alcuni critici avevano, fra le loro poetiche, evidenziato contiguità, parentele, consonanze). Nell’ottobre 1984 i due poeti si sposano, col solo rito religioso. Pierri pubblica Taccuino mariano (Milano, Scheiwiller, 1986) composto negli anni di malattia di Aminta, rivisitazione del concetto mariano non solo nel versante divino, ma anche in quello terreno: poesia religiosa fra la nostra più alta e contemporaneamente inquietante. Seguirà Madonna del Duemila, Taranto 1987, quasi un testamento poetico che vuole indicare il valore della parola per la salvezza universale. Pierri scompare il 24 gennaio 1988, a Taranto.

Una mia casa

La cerco tra le molte, una mia casa.
Le altre abbandonate alloggiano fantasmi
più certi di muri che in sogno riconosco.
Troverò quella che non lasciò mai
entrare gente estranea. Or lenta ora furiosa
scompone i calchi della mia famiglia.
Scoscendono sorci le immagini
religiose e i ritratti degli avi.
In luogo degli eredi dal seno dei sacconi
nasce l’erba più verde d’agosto.
Piume e sterco d’uccelli segnalano passi a un libro
Nessun uomo ha il coraggio di entrare quando i vivi
non sono più simili a lui.
Ma ancora nel catrame delle logge s’infossa
il calore e la neve si corruga;
un ficodindia getta pale e bacche
nel sentiero della cassetta
che martellò di fradicio legname mio padre;
dal fondo d’una tazza nello stipo panciuto
fa cristallo lo zucchero che mia madre serbava
ai piccoli, agli infermi, nella tosse
notturna. Qui la mia famiglia
mangiò quelle carni e quei frutti
che mi sono immoti tralicci;
qui vide gli alberi che fanno rete
alla mia visione; palpò cani, lisciò gatti,
frugò in colombi che in me s’adagiano;
qui avvennero o giunsero i segni di mutamenti
che ancora gonfiano il mio cuore.
Vorrei salire quei gradini allora
già slabbrati per annunziare
mancandomi il respiro
che la morte non duole.

Ascolta “Una mia casa” letta da Giovanni Di Lonardo