panchina pier paolo pasolini - michele elkemi pacente
(biblioteca acclavio)

L'ARTISTA

MICHELE “ELKEMI” PACENTE

Ginosino (Taranto) classe 1977 sin da piccolo appassionato di arti grafiche e fumetti tralascia le sue passioni artistiche per dedicarsi a realizzare maschere in cartapesta fino a quando non entra in possesso di un catalogo di vinili dipinti che lo riporta alla realtà della street art e delle sue tecniche pittoriche. Inizia a studiare da autodidatta la tecnica dello stencil multilivello raggiungendo risultati apprezzabili. Affina la sua tecnica fino ad essere finalista stencil art prize australia 2016 (contest di stencil a livello mondiale ) con un dipinto su tela in memoria delle vittime della sirya. Membro attivo del collettivo South Italy Street Art operante da anni sul territorio del sud italia ha partecipato a mostre collettive e manifestazioni in vari posti d’italia.


https://www.instagram.com/elkemi77/
https://www.facebook.com/ELKEMI

RIFERIMENTI LETTERARI

PIER PAOLO PASOLINI

Nasce a Bologna nel 1922 da madre friulana e padre romagnolo. Fin da giovane dimostra il suo interesse per la cultura popolare e i dialetti italiani. Durante il suo periodo friulano fonda l’Academiuta de lenga friulana. Nel 1945 viene ucciso il fratello Guido, partigiano della brigata Osoppo. Nello stesso anno Pier Paolo Pasolini si laurea in lettere a Bologna. Nei primi anni dopo la guerra Pasolini si iscrive al PCI di Udine,
da cui verrà però espulso nel 1949, a seguito di accuse di corruzione di minori ed atti osceni in luogo pubblico, che si riveleranno poi infondate.
Nel 1959 realizzò uno dei reportage più geniali che siano mai stati concepiti: percorrere in piena estate agli albori del boom, a bordo di una millecento tra le tante Italie in vacanza, la”Lunga strada di sabbia”. Tutta la costa italiana da Ventimiglia a Trieste. Scendere lungo il Tirreno fino alla punta estrema della Calabria, passare lo Stretto, andare fino a Porto Palo e poi far ritorno sul continente. Costeggiare tutto il Golfo di
Taranto e, dopo Leuca, risalire per la Puglia e la costa adriatica, su fino a Trieste. Il viaggio di Pasolini uscì in più puntate sulla rivista “Successo” con il titolo “La lunga strada di sabbia”. Per Pasolini la Taranto del 1959 è una città perfetta.

Introduzione

Taranto, città perfetta. Viverci, è come vivere nell’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta.
Qui Taranto nuova, là, gremita, Taranto vecchia, intorno i due mari, e i lungomari.
Per i lungomari, nell’acqua che è tutto uno squillo, con in fondo delle navi da guerra, inglesi, italiane, americane, sono aggrappati agli splendidi scogli, gli stabilimenti. File di “camerini”, come qui si chiamano le cabine, sulle palafitte, traballanti, sconnessi, aperti a tutti i venti (e a tutti i ladri). Nello specchio d’acqua che c’è in mezzo, si svolge ogni giorno il vero, clandestino spettacolo: il bagno delle donne. Vedi file di ragazzetti, giovani e uomini alle ringhiere in pezzi, poi ti avvicini e ti accorgi che stanno guardando le donne che prendono il bagno.


Osservi allora anche tu, e vedi delle femmine piccoline piccoline, nere, come vermetti, ma già un po’ gonfie di anche, benché magari adolescenti, con gli occhi neri affumicati, misteriosi e insipidi. Loro ignorano tutto: sguazzano nell’acquetta a loro riservata, bassa, blu, e pensano al loro futuro di madri, dopo la breve tragedia dell’amore, che sta per venire.


I maschi, intorno, al sole bruciante, trionfale, danno intanto inizio, davanti ai miei occhi, allo spettacolo del brulichio infinito, che mi accompagnerà d’ora in poi, per tutta la costa pugliese. Ogni altro brulicare già a me noto è nulla, in confronto a questo. Sono svelti, stretti di anca, grandi di
occhio, lunghi di naso: un’elica gli gira dentro, l’elica del sesso, della curiosità, della voglia di esistere.


Mi sono tutti intorno: e sì che gli stranieri non mancano, qui, a parte la folla interregionale di marinai… Uno mi dice: “Ecco, tu adesso sei un dio per noi, perché sei forestiero: poi, magari, se stai qui quattro o cinque giorni, non sei più niente.”

Ascolta il brano letto da Andrea Simonetti