panchina salvatore de rosa - dario bruno
(piazzale democrate)

L'ARTISTA

DARIO BRUNO

In arte “Jah” nasce a Taranto nel 1997. In adolescenza ha sempre avuto la passione per la Graffiti Art coltivata seguendo e frequentando eventi e artisti della sua città e della provincia. Nel 2019 da autodidatta si approccia all’illustrazione e nel 2020 apre un “Archivio” sui social di nome “Memento Mori Art Brand”. Il suo percorso continua con l’avvicinamento al Graphic Design. Inizia nel 2022 gli studi accademici alla LABA di Rimini in cui approfondisce le diverse branche del Graphic Design, mischiandole alle illustrazioni.

https://www.instagram.com/mementomori_artbrand/

 

RIFERIMENTI LETTERARI

SALVATORE DE ROSA

Nasce a Taranto il 5 Giugno 1954. Dopo gli studi classici si laurea in Psicologia presso l’Università di Roma con la tesi di laurea dal titolo “Quasi 20 anni di Italsider a Taranto: alcune implicazioni”. Lavora dal 1984 al 2001 nell’ambito dell’incarico SISH per migliorare le relazioni tra soggetti disabili, gli insegnanti e le famiglie. Da sempre impegnto nel sociale, nella politica attiva e trasversale, sempre al fianco degli ultimi,
dalla parte della giustizia e dell’equità sociale contro i soprusi dei poteri forti verso la sua terra.

Viene a mancare prematuramente nel 2012 per i postumi di un incidente domestico. Dai numerosissimi messaggi giunti: “Con la scomparsa di Salvatore se ne va un pezzo di sud e d’Italia ribelle”.

Stralci tratti da “Le date del mare non finiscono”

“Ma nel primo confronto mi ritrovo a guardare l’acqua da solo. Sento addosso tutto ciò che è stato inverno a trattenermi, non vuole finire. L’acqua però è trasparente, vela e svela continuamente ciò che lambisce, mentre il calore si accumula sulla pelle in una sensazione che si fa fastidiosa. Quando mi tuffo l’inverno muore, e muoiono tutti gli altri inverni che ho avuto. A me resta soltanto l’età utile al mare”.

“Ora mi viene in mente questo: ogni volta che esco dall’acqua il mare si scorda di me a misura che l’aria mi riprende, e non serba alcuna mia traccia; per quanto nuoti e rinuoti il mare rimuove ogni mia memoria della mia presenza prima ancora che mi sia asciugato. Eppure questo non mi dispiace, anzi, credo che sia parte della sua ricchezza e della mia armonia; e poi so che mi accoglierà ancora nella sua pancia e ancora saprà stupirmi. Ma che di me si scordi rapidamente anche la terra ancora non so sopportarlo. Questo mi fa marinaio di uno strano mare. [..](Il mio strano mare è quello del Pensiero, che vuol giovarsi anche delle rade del non-pensiero). Incontreranno tutti, nei loro opporsi, la privatizzazione delle idee: delle migliori, fatta da associazioni piccole e grandi, e da personaggi. In pochi, ora, capiscono che è meschina e presuntuosa quanto l’appropriazione della terra e del mare. A questa impermanenza delle mie tracce sulla terra ancora non so se mi dovrò opporre o mi dovrò abituare – è finito il vino, la pausa pure.”

Ascolta i brani letti da Giorgio Consoli